Olio d’oliva. Perché fa bene alla salute
11 Novembre 2021L’olivo è tra gli alberi coltivati più antichi conosciuti al mondo: la sua storia corre parallela a quella della civiltà umana. Lo troviamo dove la storia è ancora mescolata alla leggenda, nella mitologia greca Pallade Atena, figlia di Zeus, donò un olivo alla città di Atene. Nella Bibbia un ramo di olivo segnala la fine del Diluvio Universale.
L’olivo fu coltivato per la prima volta in Palestina e sull’isola di Creta. Sul Monte Carmelo sono stati rinvenuti noccioli e pasta di olive vecchi di cinquemila anni ed è noto che l’olio d’oliva è stato usato per pagare i costruttori del Tempio di Gerusalemme. Ad Ekron (Israele) è stato scoperto un centro di produzione di olio d’oliva risalente al VII secolo a. c. composto da oltre un centinaio di grandi frantoi. Questa scoperta indica che la produzione di olio era molto sviluppata nell’antico Israele il quale era anche un importante fornitore di paesi vicini come l’Egitto e la Mesopotamia. Nel Palazzo di Cnosso (Creta) sono state rinvenute numerose tavolette ricche di iscrizioni che mostrano i luoghi dove si produceva l’olio d’oliva e dove veniva spedito.
Ben presto l’olivicoltura si diffuse in tutto il Mediterraneo, dalle regioni orientali fino alla Sicilia ed alla Spagna. Nell’antica Roma l’olio d’oliva era usato come balsamo e come ingrediente di unguenti. Polibio narra che nella battaglia della Trebbia (18 dicembre dell’anno 218 a.c. ) i Cartaginesi, visto il clima invernale, si strofinarono il corpo con olio d’oliva per proteggersi dalle fredde acque del fiume Trebbia ed alla fine sconfissero i Romani.
Gli antichi romani svilupparono presto anche un interesse per l’olio d’oliva come alimento. Marco Terenzio Varrone scrive nel “De rerum rusticarum” che le olive devono essere raccolte a mani nude piuttosto che scosse dai rami dell’albero e Plinio riferisce che agli operai che raccoglievano il prodotto fu ordinato di “fare attenzione a non graffiare o ammaccare le olive».
I romani escogitarono anche una classificazione dei diversi tipi di olio: l’“oleum ex albis ulivis” derivava da olive non completamente mature come l’“oleum viride” che veniva usato dalle matrone come cosmetico. Invece le olive completamente mature davano l'”oleum maturum” mentre l'”oleum caducum” era l’olio estratto dalle olive raccolte sul terreno.
L’estensione del commercio dell’olio d’oliva durante l’Impero Romano è rappresentata dal nome di uno dei quartieri più noti di Roma: il “Testaccio”. Infatti questo quartiere fu costruito in cima ad una grande collina artificiale composta quasi esclusivamente da “testae” (frammenti) di anfore utilizzate per spedire l’olio d’oliva dall’Andalusia (Spagna) a Roma.
Con la caduta dell’Impero Romano e le invasioni barbariche la coltivazione dell’olivo subì una grave crisi. Nel Medioevo l’olio veniva utilizzato principalmente come combustibile per le lampade ed a tale scopo veniva prodotto nei monasteri e nei castelli feudali. Il termine “lampante” (che oggi definisce un olio di pessima qualità e non adatto al consumo alimentare) deriva dal nome dato all’olio che veniva usato per accendere le lampade.
Alla fine del Medioevo l’olivicoltura riprese progressivamente in Italia e negli altri paesi del Mediterraneo. L’olivo fu spedito anche nel cosiddetto Nuovo Mondo e nel 1769 raggiunse la California dove trovò un ambiente particolarmente adatto alla sua coltivazione.
All’Isola d’Elba l’olivicoltura, pur essendo tradizionalmente presente, ha mostrato una notevole espansione a partire dai primi decenni del ‘900 e negli ultimi anni sono state impiantate migliaia di nuovi alberi.